Forte Gisella

I FORTI DELLA SECONDA CERCHIA

Il colonnello Tunkler, un caposcuola dell'arte fortificatoria tedesca, progettò e realizzò i 9 forti della II cerchia tra il 1860 e il 1866, con il compito di tenere a distanza le artiglierie d'assedio nemiche.

Questi forti sono costituiti da un complesso di opere in muratura e in terra, con prevalenza di queste ultime che compongono l'elemento protettivo esterno che, unito alla sovrastante vegetazione, mimetizzava le opere e lo rendevano un corpo elastico che ben sopportava il tiro delle artiglierie nemiche.

All’esterno i forti appaiono dei “semplici” movimenti di terra. In realtà, con la costruzione del fossato, degli spalti, delle rampe, etc., si vengono a costituire dei precisi tracciati geometrici, che pur differenziandosi in ragione della diversa funzione difensiva loro attribuita, costituiscono veri e propri “manufatti naturali” che ben si integrano nell’ambiente circostante.

Le opere in muratura quali il portale d'ingresso, il muro "alla Carnot", il ridotto centrale, ecc. solitamente defilati dalla vista esterna dalle opere in terra, sono curate opere architettoniche che utilizzano conci di tufo dal taglio regolare (ma anche pietra d'Istria e granito) accuratamente posti in opera. I forti sono costruiti con le linee sobrie e severe proprie dell'architettura militare, con impianti modulari geometrici, con tecniche costruttive di grande precisione, quindi con una qualità architettonica almeno pari se non superiore alla coeva architettura civile. Tale valore, per esempio, nei portali bugnati e architravati di impianto classico che precedono l'ingresso dei forti, manifesta una loro dignità architettonica ed un proprio valore formale e simbolico.


LA COSTRUZIONE DI FORTE GISELLA

Il forte, intitolato a Gisella figlia di Francesco Giuseppe e di Elisabetta di Baviera, costruito in appena un anno e mezzo, entrò in attività nel 1862.

Aveva una dotazione di 20 cannoni, dislocati sulle piazzole dei bastioni perimetrali: questi, incrociando il fuoco con gli altri forti e le batterie di artiglieria dislocate lungo la linea dei forti, in posizione intermedia tra i forti stessi, difendevano Verona, mettendo l'eventuale nemico nell'impossibilità di colpire la città.

Altri 12 cannoni, ubicati all’interno della struttura, servivano alla difesa del forte stesso, qualora il nemico avesse tentato di conquistarlo. La struttura operava con circa 400 soldati, che in situazione di “massima all'erta” aumentavano fino a 600.

E’ da precisare che tale sistema difensivo non fu teatro di fatti bellici legati agli eventi risorgimentali.

Con la III guerra di Indipendenza e l’unità d’Italia (1866), il forte mantenne la destinazione militare e, con il nuovo nome di forte “Dossobuono” venne utilizzato dall’esercito italiano ininterrottamente fino ai primi anni ‘70, prima come polveriera e poi come deposito logistico.

Durante l’utilizzo venne garantito all’intero complesso un vitale livello di manutenzione che lo fece giungere in buono stato di conservazione fino agli anni ’70.

 

L’IMPIANTO DIFENSIVO

Il manufatto é posto ad interruzione della strada statale verso Mantova, che coincide per larghi tratti con l'antica via Postumia. Ha complessivamente una forma pentagonale, con il lato verso la città maggiore rispetto agli altri. Su tale lato, perpendicolare all’asse stradale, è posizionato l’ingresso.

All’esterno le opere compiute per la difesa sono state realizzate con rilevanti movimenti di terra e sono costituite da:

  • controscarpa: un leggero declivio che raccorda il ciglio del vallo al piano di campagna.

  • vallo: fossato di sbarramento lungo il perimetro, difeso da bocche di fuoco in grado di controllare tutti i lati.

  • bastione: costituito da una poderosa muratura esterna, contenente il terrapieno interno, utile al posizionamento dei pezzi di artiglieria.

Per la parte edificata all’interno, escludendo le modeste superfetazioni semicrollate (di nessun interesse storico-architettonico), si possono distinguere quattro importanti corpi fabbrica:

  • il “tamburo di gola” e l’edificio di ingresso, posti al centro del lato nord, verso la città di Verona

  • il “ridotto centrale”, situato completamente all’interno dell’ edificio.

  • due poderose “caponiere” poste simmetricamente sui vertici del pentagono nelle direzioni sud-est e sud-ovest

A queste strutture si aggiungono tre piccoli vani per i pozzi e quattro “riservette” serventi i pezzi di artiglieria sul bastione.

 

Il “Fronte di gola”

Presenta una forma a “T”, i cui bracci sono raccordati al bastione e la parte inferiore, protesa nel vallo, difende i due ponti di ingresso (ora completamente interrati, ma facilmente ripristinabili).

L’edificio è costituito da numerosi vani di diverse dimensioni: i due corridoi di ingresso sono posti alle estremità, altri sette locali hanno una superficie superiore a 50 mq.

La parte rivolta a sud si affaccia, con un fronte di circa 45 metri, sul cortile interno, mentre quella rivolta a nord (con il “tamburo” a semicerchio di circa 20 m. di diametro) si affaccia direttamente all’esterno.

L’edificio è composto da un piano fuori terra e copre complessivamente una superficie di circa 1.100 mq.

Le elevazioni sono costituite da poderose murature portanti in pietra squadrata con legante di buona qualità con spessore mediamente di circa un metro!

La copertura, in alcune parti ora mancante o fatiscente, doveva essere costituita da un terrapieno erbato, in grado di svolgere contemporaneamente funzioni di difesa, di coibentazione e di impermeabilizzazione.

 

Il “ridotto centrale”

Questa è la parte edificata più grande e imponente dell’intero complesso. Ospitava i numerosi militari addetti al mantenimento della struttura. Presenta una forma a “C” e racchiude, con l’edificio di ingresso, un ampio cortile di circa 1.600 mq. Si sviluppa su due piani con una superficie di circa 1.700 mq. ciascuno; la struttura è rigorosamente simmetrica nella distribuzione dei vani, con uguali caratteristiche sui due livelli.

L’ingresso e le scale per accedere al piano superiore sono collocate al centro del lato interno.

Tutti i locali si affacciano sul cortile mentre nella parte posteriore un corridoio lungo tutto il perimetro, aveva più funzione di estrema difesa che di percorso interno.

Si contano ben 18 stanze di circa 60 mq e ed altre 16 circa 25 mq.

Anche in questa parte le elevazioni sono costituite da imponenti murature portanti in pietra squadrata con legante di buona qualità, dello spessore di circa un metro.

La copertura era costituita da un terrapieno erbato, come per il “tamburo di gola”.

Le due “caponiere”

Queste strutture, poste simmetricamente sui vertici del pentagono, nelle direzioni sud-est e sud-ovest, tenevano sotto il tiro dell’artiglieria i lati del forte, difendendolo da una intrusione del nemico nel vallo.

Gli edifici, composti da massicce murature aventi uno spessore di circa 1,5 metri, si protendono verso l’esterno ma, essendo situati nel vallo, risultano poco visibili.

Un lungo corridoio in galleria (circa 3,5 x 40,0 m) procedendo sotto il terrapieno mette in comunicazione l’interno del forte con le postazioni di difesa, dove erano ubicati i cannoni in “casamatta”.

Le caponiere occupano complessivamente una superficie di circa 300 mq. ciascuna. Sono strutture di grande suggestione, realizzate con perizia tecnica davvero esemplare.

 
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