Architettura militare e civile
Opinione comune tra gli esperti militari austriaci era la necessità di difendere le linee del Mincio e dell’Adige per la sicurezza del Lombardo-Veneto. Il generale del genio Franz von Scholl, in collaborazione con Radetzky e l’arciduca Giovanni, elabora lo studio per un piano che colleghi Verona alle tre piazzaforti di Peschiera, Mantova e Legnago (Quadrilatero), dove la città è intesa quale cardine del sistema strategico-militare austriaco per la difesa del Lombardo-Veneto. Il suo piano prevedeva in primo luogo un aggiornamento della cinta preesistente, ponendola successivamente in relazione ad un sistema di forti staccati dalla piazzaforte (campo trincerato). Con l’attuazione del piano Verona diventa sempre più una sorta di grande “caserma” in cui sono insediati tutti i servizi civili e militari necessari al mantenimento nella piazzaforte di ben 20.000 uomini, nonché centro logistico dell'intera regione fortificata del Quadrilatero dove è insediata un’armata di 120.000 uomini. La costruzione del poderoso sistema fortificato e la realizzazione di grandi infrastrutture civili e militari (caserme, magazzini, opifici, etc.) richiedono l'impiego di numerosa manodopera, ben 10.000 uomini nel solo 1834. Esaminandone alcuni, si possono constatare non solo le qualità architettoniche ma anche la perizia esecutiva, la qualità dei materiali usati, l’innovazione tecnologia e funzionale degli edifici. L’ARSENALE è concepito come una cittadella militare progettata per un’estensione di 140.000 mq. , realizzata solo in parte tra il 1854 e il 1866, con magazzini, officine e laboratori per la manutenzione di armi e cariaggi. Tale struttura è pensata a scala territoriale in rapporto alla regione fortificata del “Quadrilatero” e costituisce insieme all’Arsenale di Vienna uno dei più importanti complessi militari dell’impero Austro-Ungarico. Analoga importanza presenta il PANIFICIO MILITARE (1863-1865) edificato in un’area difesa dalla cinta magistrale e prossima alla STAZIONE ferroviaria di PORTA VESCOVO (1852) che ne garantiva i collegamenti ferroviari. Costituito da un impianto di molinatura, uno stabilimento per la preparazione e la confezione di pane e gallette, silos per la conservazione delle granaglie, esso rappresenta uno dei più importanti complessi industriali della città. Risulta inoltre funzionale alle nuove esigenze logistiche e di rifornimento di grandi armate impegnate in lunghe azioni belliche su un vasto territorio. La realizzazione della CASERMA, sull’omonimo colle di SAN PIETRO (1854-56), con la demolizione di parte del Castello Visconteo, conferma con il suo volume severo e geometrico il ruolo di controllo militare del colle sulla città. L’OSPEDALE MILITARE (1858-64) realizzato vicino a Porta Palio, fu disegnato secondo i più avanzati modelli ospedalieri di allora, con corsie e sale operatorie ampie e luminose e con larghe e comode scale. Il suo impianto “classico” sembra indicare un punto di compromesso tra l’architettura civile e militare. Infatti il linguaggio architettonico adottato dagli austriaci riafferma lo spirito nazionale utilizzando lo stile “neogotico” o meglio “rundbogenstil” (stile dell’arco tondo), invece la produzione veronese e della municipalità, è da sempre legata ad una continua rivisitazione dei modelli classici. GRAN GUARDIA NUOVA, poi PALAZZO BARBIERI (1820) CIMITERO MONUMENTALE (1829-44), l’ex macello ed altre infrastrutture urbane sono realizzate secondo un modello “neoclassico”. I processi di pianificazione urbana sono conseguenza diretta degli interessi militari e strategici che hanno sempre indirizzato Verona nel suo sviluppo urbano ed economico. La costruzione del poderoso sistema fortificato e la realizzazione di grandi infrastrutture civili e militari inserite in una rete stradale e ferroviaria regionale, costituiscono gli elementi forti di quello che potremmo definire un grande piano urbanistico e territoriale .
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